Progetti per la Scuola: formazione per insegnanti e alunni

PROPOSTE FORMATIVA

Area Mista

I Progetti Misti, sono programmi che prevedono la possibilità di coinvolgere oltre agli insegnanti, i genitori e gli alunni:

– Individuare e aiutare il bullo e le sue vittime

– Spazio di ascolto per genitori ed insegnanti

– Disturbo da deficit dell’attenzione e Iperattività (scuola dell’obbligo)

Area Insegnanti

– Gruppo sulle problematicità nelle classi portate dagli insegnanti

– Il conflitto minaccia o risorsa?

– Incontrarsi nella relazione

– Comprendere il disagio, promuovere il benessere

– Vivere nel gruppo classe: la conduzione del gruppo

– Affrontare il divorzio a scuola

Area Genitori

I AG intendono offrire spazi di condivisione, dialogo e riflessione sul ruolo del genitore, sulla relazione con i figli e su altri temi che gli stessi genitori desiderano affrontare e approfondire

– Formazione libera: incontri a tema con i genitori

– Ti parlo mi capisci? Il dialogo tra genitori e figli

Area Allievi

– Percorso di conoscenza di sé e di integrazione (scuola dell’obbligo) p. 25

Attivazione su richiesta

– Un ponte per la diversità

– Educazione sessuale e scuola (scuola superiore)

– Dall’intercultura, all’integrazione

– Educare alla relazione e all’affettività

Di prossima attivazione

– Dipendenze

– Autostima: siamo tutti giganti

– Personalità e adolescenza (scuola superiore e terza media)

AREA MISTA

1. Individuare e aiutare il bullo e le sue vittime

Contesto/premessa

Che cos’è il bullismo

Il significato che oggi viene attribuito al termine “bullismo” deriva da quello anglosassone “bullying”. Sull’Oxford Dictionary del 1990, bully denota una «persona che usa la propria forza o potere per intimorire o danneggiare una persona più debole».

Dalla comune radice derivano poi sia il verbo “to bully” che il sostantivo “bullying”: “uno studente è – quindi – oggetto di azioni di bullismo, quando sia prevaricato o vittimizzato, o venga esposto, ripetutamente nel corso del tempo, ad azioni offensive messe in atto da parte di uno o di più compagni.”

Per parlare di bullismo devono manifestarsi alcune caratteristiche comuni:

– Le azioni sono individuali o collettive. Per azioni individuali si fa intende un agito prevaricatorio da parte di un solo soggetto nei confronti di un altro, con la consapevolezza che quest’ultimo è incapace di avere reazioni di contrasto o difesa. Con azioni collettive si fa riferimento, invece, all’agito prevaricatorio messo in essere da parte di più soggetti nei confronti di uno o più persone, sempre sapendo che questi non sono in grado di avere reazioni di contrasto o difesa.

– La prepotenza può essere di tipo fisico – ovvero tipologie di comportamento quali: prendere a schiaffi, pugni o calci, sottrarre oggetti personali della vittima per distruggerli o impadronirsene – e/o verbale – il comportamento dell’”aggressore” è inteso a minacciare, deridere, tormentare, offendere, insultare – o indiretto – quando si compiano atti volti a isolare dal gruppo, denigrare, fare pettegolezzi.

– Dura nel tempo (settimane o mesi)

– La vittima è impossibilitata à difendersi

Gli ambienti dove con più frequenza si manifestano tali azioni sono i principali luoghi di aggregazione come il quartiere, la scuola (in entrata, in ricreazione e in uscita), i mezzi scolastici, la strada, i giardinetti, la sala giochi.

Durante la ricreazione, Alessandro, un alunno di seconda media, si avvicina a Luca e, mentre con una mano gli torce il braccio dietro la schiena, con l’altra gli punta un coltellino sotto la gola costringendolo a ripetere davanti ad un gruppo di compagni: ”Sono il tuo schiavo e tu sei il mio padrone”. Non siamo in un istituto del Bronx, ma in una scuola media del Veneto.

Da diverso tempo anche in Italia il fenomeno del bullismo viene riconosciuto come uno spiacevole aspetto della vita scolastica, soprattutto durante l’intervallo e l’orario mensa, oltre che nel tragitto casa scuola.

La situazione che emerge da un sondaggio realizzato da Cittadinanzattiva e pubblicato su Repubblica il 15 giugno 2008, è allarmante:

– il 51% degli studenti e il 36% degli insegnanti hanno assistito a episodi di violenza

– il 37% dei ragazzi, più di uno su tre, ammette di essere stato bersaglio di “scherzi indesiderati” o “atti aggressivi” da parte di compagni:

o il 21% solo “qualche volta”

o il 3% “spesso”.

I questionari a cui fa riferimento l’analisi sono stati distribuiti sia a studenti che a docenti. Oltre a confermare la tendenza dei molti atti di bullismo a scuola, essi evidenziano almeno due situazioni importanti:

1. La maggior parte degli atti di bullismo avviene all’interno delle aule scolastiche.

Gli episodi di violenza si concentrano soprattutto nelle aule (20%), nel cortile (17%) e all’esterno della scuola (16%).

Il tipo di prevaricazione più diffuso è psicologico, con dicerie, insulti e ridicolizzazione del compagno, ma tra i comportamenti violenti rientrano anche l’uso del videofonino per diffondere immagini dei compagni o degli insegnanti, vere e proprie aggressioni fisiche, piccoli furti.

2. gli atti di bullismo non sono solo “praticati” ma anche “osservati” con atteggiamento connivente e (forse) indifferente.

Il rischio peggiore in cui si intercorre è che il bullismo venga considerato un atto facente parte della normale quotidianità.

Obiettivi

– Intervento su diversi fronti al fine di promuovere un clima anti-violenza (insegnanti – allievi – genitori): ‘educazione alla non violenza

– Prevenzione e/o riduzione delle prepotenze e della violenza

– Promozione di un miglior clima di classe da perseguire attraverso una corretta informazione, interventi mirati, analisi delle principali difficoltà relazionali presenti nel gruppo alunni

In particolare

– Incrementare le conoscenze di docenti, alunni e famiglie, relative al fenomeno della violenza a scuola con riferimento anche ad altre esperienze e contestualizzandole nel proprio ambiente lavorativo

– Formare l’insegnante affinchè questi possa divenire esperto e consapevole dell’argomento fornendogli strumenti per intervenire e far fronte a eventuali situazioni di crisi

– Rendere ciascuno capace di cogliere e ‘leggere’ i segnali di sofferenza presenti nel contesto scolastico

– Favorire le capacità di intervento, soprattutto in chiave preventiva, attraverso la conoscenza e la sperimentazione dei materiali prodotti dal gruppo dei docenti

Contenuti

– Ricerche sul fenomeno della violenza e del bullismo nella scuola

– Contributo sociologico al fenomeno

– Attività e giochi per lo sviluppo della consapevolezza delle emozioni proprie ed altrui

– Strumenti per affrontare il bullismo in classe

– Competenze relazionali necessarie all’insegnante per fornire aiuto:

o ascolto

o osservazione

o sospensione del giudizio critico

o apertura e ricettività

o capacità di vivere un’esperienza emotiva

o comunicazione

o capacità negoziali

Strutturazione

L’intervento formativo si struttura in diverse fasi, indispensabili per comprendere ed affrontare un fenomeno così articolato e complesso.

1. Periodo iniziale di analisi e ricerca che faccia emergere la diffusione delle prepotenze nella specifica realtà attraverso l’utilizzo di idonei strumenti. Questo momento è fondamentale per poter progettare tecniche e strategie su misura per la singola utenza. Non solo in ogni scuola, ma in ogni classe, potrà essere ideato un piano di intervento adeguato basato su tecniche e modalità di applicazione completamente diverse, in base a situazione, componenti e predisposizioni ed interessi, tenendo conto anche delle risorse fisiche ed economiche offerte dalle singole realtà

2. Incontri di “informazione” con gli insegnanti in sinergia con conferenze e gruppi di discussione con genitori ed alunni per divulgare corrette informazioni sul fenomeno senza enfasi vittimistica o accusatoria

3. Formazione ed approfondimento per insegnanti volto a strutturare interventi realizzabili nel proprio contesto lavorativo. In questo stadio sono utilizzati strumenti esperenziali

4. Monitoraggio della realizzazione di interventi strutturati, percorsi con alunni nelle classi e/o adulti coinvolti, individuati e realizzati al punto 3. Spesso gli insegnanti che iniziano una mediazione in classe, si trovano di fronte una serie di ostacoli imprevisti, quali: reazioni negative da parte della classe o di altri colleghi, senso di inadeguatezza di fronte alle tecniche scelte e alla gestione della classe in tali dinamiche, frustrazione, percezione di insuccesso che possa portare al fallimento dell’intervento. Per tale ragione si è pensato di inserire anche un momento di supervisione delle problematiche emergenti.

5. Riflessione e confronto sulle osservazioni emerse e discussione conclusiva

Metodologia

Come si evidenzia dalla letteratura sull’argomento, il sistema di intervento che pare essere più efficace è l’integrazione nella stessa scuola di metodi e strategie diversi che coinvolgano tutti gli attori in gioco (Olweus, 1996; Sharp e Smith, 1994). Per questo si predisporranno momenti di coinvolgimento di genitori e allievi oltre che di insegnanti.

2. Spazio di ascolto per genitori ed insegnanti

Premessa/ Contesto

Lavorando all’interno della scuola spesso si creano incomprensioni tra genitori ed insegnanti che, invece di muoversi sinergicamente verso un obiettivo comune, si trovano coinvolti in conflitti difficili e talvolta inespressi chiaramente cui nei consegue l’inefficacia dei progetti educativi.

Le esperienze quotidiane di relazione tra genitori e scuola mettono in evidenza che, al di là di regole e procedure formalizzate di partecipazione, esistono problemi e difficoltà che rendono difficile la collaborazione tra scuola e famiglia. Spesso si tratta di equivoci e incomprensioni che sorgono durante la comunicazione tra genitori e insegnanti; oppure di piccoli o grandi conflitti che si manifestano anche in assenza di problemi realmente gravi e importanti; o ancora di sentimenti di mancanza di fiducia verso gli interlocutori, di recriminazioni reciproche per errori o comportamenti giudicati sbagliati o inadeguati, o di una progressiva rarefazione dei rapporti, come se gli insegnanti giudicassero inutile coinvolgere i genitori nel progetto scolastico e i genitori spendere parte del loro tempo per contribuire al lavoro dell’istituto.

Nel quotidiano, infatti, ci si trova spesso a far fronte all’esistenza di problemi di comunicazione tra insegnanti e genitori, alla difficoltà di molti genitori ad esporre le proprie idee e le proprie esperienze e a quella di trovare opportunità di confronto e di soluzione dei problemi educativi.

Questi comportamenti trovano origine in ansie e paure che, più o meno consapevolmente, gli insegnanti provano nei confronti dei genitori e che, a loro volta, i genitori provano verso gli insegnanti o verso la scuola in generale.

Ciò tende a emergere e manifestarsi in modo indiretto, mascherato dietro fatti e comportamenti apparentemente oggettivi ma, in realtà, enfatizzati dai significati soggettivi che, per lo più inconsapevolmente, attribuiamo loro.

Molte delle conoscenze e delle capacità che apprendiamo nel contesto della scuola, infatti, si possono applicare anche ad altre situazioni della vita quotidiana, e molte delle competenze sviluppate negli impegni della vita possono essere estese a relazioni con la scuola poiché, in fondo, quest’ultima non è soltanto una fase di preparazione alla vita, ma per molti è già la vita stessa.

Obiettivi generali

Il programma è volto a realizzare la nascita di una sinergia e collaborazione tra insegnanti e genitori attraverso dialoghi e confronti conoscitivi; ad offrire uno spazio per accogliere le richieste portate da chi tutti i giorni si confronta con i minori; fornire uno spazio di contatto con se stessi e con l’altro, per condividere, rielaborare e confrontare le pratiche educative e le problematiche.

Tutto ai fini di rendere possibile sia lo sviluppo del valore educativo (obiettivi e valori condivisi) nello spazio scuola, sia l’estensione nella casa del luogo di crescita e conoscenza.