Depressione: malessere del nostro tempo
La depressione è un disturbo spesso nascosto che dal 2005 al 2015 è aumentato di quasi 20%, tanto da spingere l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) a dichiarare che nel 2020 la depressione sarà la malattia mentale più diffusa al mondo e in generale la seconda malattia più diffusa dopo le patologie cardiovascolari, che però sono circondate da un vasto allarme sociale. Sempre secondo l’OMS, è la depressione la vera malattia del secolo, la quarta causa di disabilità nel mondo. Si stima che tra 20 anni colpirà più di qualsiasi altro morbo e per la collettività sarà l’onere sanitario più pesante, tanto da un punto di vista economico che sociologico.
Nelle sue forme peggiori la depressione può influire a tal punto sulla qualità della vita di chi ne soffre da portare al suicidio, si calcola sia la causa di 788mila morti l’anno (nel 2015) nel mondo. Il suicidio rappresenta a livello mondiale l’1,5% di tutti i decessi e, in particolare, è la seconda causa di morte tra i giovani tra i 15 ed i 29 anni di età.
Il crescente onere sociale sarà un problema particolare per i Paesi in via di Sviluppo che hanno a disposizione scarse risorse da destinare alle malattie mentali. Basti pensare che i giorni lavorativi persi da un depresso sono sette volte superiori rispetto a quelli che perde chi depresso non è. Inoltre, una persona depressa su tre lo è ancora dopo un anno, una su 10 deve continuare la terapia dopo cinque anni dal primo episodio e che oltre la metà dei malati avrà una ricaduta nell’arco della sua esistenza. Inoltre, le terapie farmacologiche a disposizione non alleviano immediatamente i sintomi depressivi: il malato può avvertire prima gli effetti collaterali dei farmaci, come quelli gastrointestinali e sul sonno, ma anche disturbi della sfera sessuale e aumento di peso che spesso portano all’interruzione del trattamento.
La depressione si manifesta con sintomi come umore depresso, incapacità di provare interesse o piacere, forte perdita o aumento di peso, disturbi dell’appetito, sonno disturbato, agitazione, stanchezza, mancanza di energia, senso di inutilità o di colpa, minore capacità di concentrazione, pensieri suicidi ricorrenti, perdita di interesse nelle attività e bassa stima di sé.
Può essere legata a momenti di vita come un lutto, la perdita del lavoro, ecc.. in questo caso è assolutamente normale sperimentare un umore depresso per un periodo di tempo limitato, diventa utile e fisiologico affrontare la sofferenza e il dolore per arrivare all’accettazione della nuova situazione. Diverso è il caso dello sviluppo della psicopatologia dove non c’è un elemento scatenante oppure quando non si riesce a superare il dolore.
Vista la sua drammaticità ha pesanti ricadute non solo su chi ne è affetto ma si ripercuote anche sulla famiglie e mondo del lavoro.
Tipi di depressione
I disturbi dell’umore si dividono in:
Unipolari: – Disruptive Mood Dysregulation Disorder – Disturbo depressivo maggiore (singolo, ricorrente) – Disturbo depressivo persistente (distimia), per 2 anni (1 in bambini/adolescenti)
Nella depressione unipolare vi sono episodi depressivi (per almeno due settimane), con: umore depresso o irritabile ridotto interesse o piacere in attività prima interessanti riduzione (aumento) dell’appetito e/o del peso corporeo disturbo del sonno (riduzione, aumento, inversione, ecc.) agitazione o rallentamento psicomotorio visibile faticabilità, perdita di energia sentimenti di indegnità o colpa difficoltà di concentrazione, pensiero, decisione pensieri di morte ricorrenti, ideazione suicidaria – Compromissione funzionale significativa. Il disturbo depressivo è persistente
Bipolari – Disturbo bipolare I (Episodio maniacale, ipomaniacale, depressivo), Bipolare II (episodio ipomaniacale, depressivo), ciclotimico (ansioso), indotto da sostanze o da farmaci, da condizioni mediche generali, NAS
Il Disturbo Bipolare invece è contraddistinto dall’alternanza di episodi di depressione sostanzialmente eguali a quelli descritti per la Depressione Unipolare e di periodi di euforia o stati di irritabilità definiti come episodi maniacali e caratterizzati da perdita di sonno, un modo di parlare concitato, aumento eccessivo delle attività, eccessiva attività sessuale, pensieri veloci che si accavallano generando confusione.
Sintomatologia
La Depressione è un disturbo invalidante, i cui sintomi privano l’individuo delle energie e delle risorse per affrontare la vita, rendendolo passivo e senza interessi. Può rappresentare un periodo limitato nella vita di ciascuno, magari in reazione ad eventi stressanti come lutti o separazioni, fasi di passaggio dell’esistenza ecc. In altri casi può essere una patologia vera e propria, come il Disturbo depressivo maggiore o il disturbo bipolare.
I sintomi elencati nel DSM-51 comprendono:
• Umore depresso per la maggior parte del giorno, quasi ogni giorno
• Marcata diminuzione di interesse o piacere (anedonia) per tutte, o quasi tutte le attività, per la maggior parte del giorno
• Perdita di peso significativa in assenza di diete o aumento di peso (ad esempio può essere significativa una variazione del peso corporeo superiore al 5% nell’arco di un mese), o riduzione/aumento dell’appetito quasi ogni giorno
• Insonnia o ipersonnia quasi ogni giorno
• Agitazione o rallentamento psicomotorio quasi ogni giorno
• Fatigue o mancanza di energia quasi ogni giorno
• Perdita di energia
• Sentimenti di autosvalutazione o di colpa ecessivi o inappropriati quasi ogni giorno
• Ridotta capacità di pensare o concentrarsi, o indecisione quasi ogni giorno
• Pensiero ricorrente di morte (non solo paura di morire), ricorrente ideazione suicidaria senza un piano specifico, oppure tentato suicido o piano specifico per suicidarsi.
Gli altri due criteri che devono essere soddisfatti per porre diagnosi di depressione in base al DSM-5 sono:
• Criterio B: i sintomi devono causare disagio o compromissione clinicamente significative in ambito sociale, occupationale o in altro ambito funzionale importante
• Criterio C: l’episodio depressivo maggiore non deve essere attribuibile all’uso di particolari sostanze o ad altra condizione patologica
A volte la depressione può nascondersi dietro un volto sorridente, una persona depressa che vive da sola può apparire sollevata se qualcuno smette di salutarla. I sintomi potrebbero sembrare scomparsi, ma se una persona è depressa, tendono a ricomparire.
I segnali di allarme non vanno sottovalutati: se non viene curata la depressione grave può portare al suicidio.
Cause
La causa della depressione non è mai unica.
Solo in alcuni casi la malattia può essere scatenata da un evento singolo, la depressione spesso colpisce persone che prima si sentivano bene, ma all’improvviso si sono trovate di fronte a un lutto famigliare o a una grave malattia. In altri casi sono i cambiamenti del sistema nervoso che influenzano l’umore e causano la depressione. A volte le persone molto stressate, come ad esempio chi si prende cura degli anziani, dei bambini o dei malati, possono sentirsi depresse. Altre persone, cadono in depressione senza un motivo preciso.
A volte, invece, la depressione è una conseguenza di una malattia grave, come ad esempio: un tumore, il diabete, le malattie cardiache, gli attacchi cardiaci o il morbo di Parkinson. In queste persone, la causa che scatena la depressione è la preoccupazione per l’impatto della malattia sulle loro vite. Potrebbero sentirsi stanchi e non in grado di affrontare qualcosa che li rende tristi.
Come fare per diminuire il rischio di cadere in depressione? Prepararsi ai grandi cambiamenti della vita. Coltivare le amicizie. Dedicarsi a un qualche hobby. Mantenere i contatti con la famiglia. Chiedere aiuto. Praticare regolarmente una attività fisica, l’esercizio fisico regolare può contribuire a prevenire la depressione o a migliorare l’umore. La terapia per la depressione potrà aiutare a gestire i sintomi depressivi e migliorare la qualità della vita.
Esiste una categoria di disturbo depressivo particolare: la depressione Post partum è una forma di disturbo nervoso che colpisce alcune donne a partire dal 3° o 4° giorno seguente il parto e che può avere una durata di diversi giorni, manifestandosi in qualche caso come depressione vera e propria, accompagnata da forme di psicosi. Non sempre è facile accorgersi che qualcosa non va, anche perché spesso le donne colpite tendono a sottovalutare, minimizzare o nascondere i sintomi, anche per corrispondere all’idea di maternità come oasi felice riconosciuta a livello sociale
Oltre il 70% delle madri, nei giorni immediatamente successivi al parto, manifestano sintomi leggeri di depressione, in una forma che il pediatra e psicoanalista inglese Donald Winnicott ha denominato “baby blues” o “maternity blues”, con riferimento allo stato di malinconia (“blues”) che caratterizza il fenomeno. Si tratta quindi di una reazione piuttosto comune i cui sintomi includono delle crisi di pianto senza motivi apparenti, irritabilità, inquietudine e ansietà che tendono generalmente a scomparire nel giro di pochi giorni.
Ben più gravi e duraturi sono i sintomi della “depressione post-partum” che possono perdurare anche per un intero anno e che comprendono:
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indolenza
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affaticamento
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esaurimento
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disperazione
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inappetenza
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insonnia o sonno eccessivo
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confusione
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pianto inconsulto
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disinteresse per il bambino
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paura di far male al bambino o a se stessa
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improvvisi cambiamenti di umore
Bisogna distinguere tra baby blues e depressione vera e propria. Nel primo caso, a entrare in gioco sono soprattutto i bruschi cambiamenti ormonali che intervengono nell’organismo della mamma subito dopo il parto e il forte stress psico-fisico legato a travaglio e parto. Altri fattori che possono contribuire sono la fatica fisica, una normale ansia legata all’aumento della responsabilità, l’eventuale presenza di contrasti con il compagno e i familiari rispetto alla gestione del piccolo. Se necessario, se cioè i sintomi riscontrati sono di entità maggiore che non quelle di un semplice “baby blues”, la depressione post-partum può essere affrontata in ambito medico, in modo differente a seconda del tipo e della gravità dei sintomi. Le cure possono consistere nell’assunzione di ansiolitici e antidepressivi (sotto controllo medico e sospendendo l’eventuale allattamento), nella psicoterapia e nella partecipazione a terapie di gruppo con donne che manifestano la stessa sintomatologia.