La relazione vinavil: quando la coppia è incollata

La relazione sentimentale incollata è caratterizzata da una vicinanza continua dei membri della coppia. Paragonabile all’inizio dell’innamoramento, la relazione si mantiene così per molto tempo anche quando l’innamoramento scema. I due membri si allontanano dalle amicizie e non mantengono degli spazi individuali. Questo tipo di coppia la riconosci facilmente: fanno tutto insieme, hanno gli stessi interessi, le stesse opinioni, gli stessi valori, quasi mai si scontrano perché è inimmaginabile pensarla in modo differente, non possono nemmeno pensare di poter vivere senza l’altro.

Comportamento comune in una relazione adolescenziale, in particolare all’inizio del rapporto amoroso, si rivela patologica in tempi successivi, sia in relazione al tempo vissuto assieme che al tempo cronologico dei membri.

La mancanza di spazi propri limita la realizzazione di sé e la relazione rischia di soffocare i due. La dipendenza tra i partner e la scarsa definizione dei confini interpersonali fa sì che nell’incontro tra due individui si realizza la costruzione di un unico corpo psichico. Queste sono coppie che non conoscono il litigio, la diversità e la contrapposizione di opinioni e desideri individuali. I due si comportano come se a prendere decisioni fosse sempre una persona sola, lo scambio è estremamente ridotto e così come le possibilità di dialogo, anche il potenziale di cambiamento e la creatività sono atrofizzati. Gli spazi individuali si annullano via via che il tempo procede, nel loro spazio difficilmente entra linfa nuova, aria fresca, sempre e solo IO e TE. All’inizio questa simbiosi genere molta relazione sessuale ma col tempo questa indifferenziazione annulla il bisogno, il desiderio di fondersi nell’altro: lo sono già tutto il tempo ed è per loro molto confortevole, stanno bene.

In queste coppie il meccanismo di reciproca proiezione di parti del sé si focalizza sugli aspetti di fragilità e inadeguatezza: ciò che viene proiettato sull’altro, infatti, è la possibilità di essere rassicurati e protetti, allo stesso tempo ciascuno riconosce nell’altro la propria insicurezza e inadeguatezza nei confronti del mondo esterno. I due partner sono come due bambini impauriti dal buio, si tranquillizzano a vicenda e, paradossalmente, l’insicurezza dell’uno è fonte di sicurezza per l’altro. Ognuno si sente sicuro di muoversi solo se accanto a sé cammina l’altro e se il ritmo e la velocità dei loro passi è uguale, nel percorrere un cammino comune e nella medesima direzione. Un’esasperazione della chiusura della coppia nei confronti di un mondo pauroso e pericoloso, la paura condivisa sita nella stessa visione di un mondo pericoloso crea coesione, l’intimità è appunto mantenuta a fronte di un mondo ostile.

L’assenza di diversità e confronto conduce anche all’appiattimento emotivo e a un impoverimento dell’intimità, anche sessuale: i simbiotici infatti hanno bisogno di non perdersi d’occhio ma allo stesso tempo non tollerano un eccessiva intimità. I bisogni infantili e fusionali di rassicurazione e protezione costante dal pericolo non permettono di accedere ad una dimensione relazionale più matura, nella quale è necessario saper reggere l’impatto emozionale di un’unione appassionata tra due individui separati: la vicinanza è avvertita con pericolo, come un’invasione, e non come una benefica regressione a cui abbandonarsi.

Il prezzo da pagare è la propria autonomia, la propria individualità, il proprio spazio. Questa modalità di stare insieme copre dei bisogni primari che l’individuo non ha riempito e crede di non poter colmare da solo. Perché? Perché prima di essere partner di una coppia, l’individuo è individuo.

L’individualità fa sentire la sua protesta con l’insorgere di sintomi fisici inspiegabili: allergie, emicranie, disturbi di stomaco o gravi depressioni: possono essere contromisure messe in atto dall’inconscio contro l’estinzione della nostra individualità. I segnali sono chiari ma spesso non vengono interpretati correttamente. Sopprimere la propria personalità, cercare di accontentare il proprio compagno/a sempre ed in ogni momento significa fingere. Fingere con se stessi, nella relazione e con la persona che amiamo. Fingere e amare sono due parole che non dovrebbero avere nulla in comune eppure molto spesso sono vicine, complementari, sono la base di relazioni di coppia.

Fingere porta solo alla morte della coppia e del nostro essere. Non serve ad amare di più o in modo più profondo, non serve a proteggere il partner e neanche a divenire degli ottimi altruisti.

La coppia simbiotica per evolversi, maturare e far emergere l’individualità dei soggetti dovrebbe concentrarsi su alcuni punti importanti, fondamentali per la relazione stessa. Per prima cosa bisogna liberare il proprio compagno dal ruolo di vice – mamma o papà: nei rapporti simbiotici è sempre presente la pretesa che l’altro si comporti come una madre o un padre. Per riuscire in questo, è cruciale stabilire un rapporto giusto con i propri genitori. Si tratta in realtà di due compiti: abbandonare il ruolo infantile nei confronti dei genitori e ristabilire rapporti normali con loro su un piano adulto.

Altro aspetto fondamentale, è stabilire un buon rapporto con il proprio sesso. Chi vive un rapporto simbiotico ha difficoltà nel riconoscersi: le donne non si sentono davvero femminili e gli uomini non si sentono davvero virili. Ciò dipende dal fatto che non hanno preso realmente possesso della propria vita.

Infine, scoprire la propria individualità e costruirsi il proprio mondo. E’ importante che ognuno dei partner scopra di possedere e di aver bisogno di una isola tutta per se, che è il proprio mondo e non quello del compagno, dove potersi ritirare nel momento opportuno.

Quando il processo di delimitazione e di avvicinamento si compie pienamente, si arriva un punto in cui fusione e autonomia non vengono più percepiti opposti tra loro. Ognuno dei due è intero in se stesso ma allo stesso tempo si sente profondamente unito all’altro. Distanza e delimitazione non distruggono l’amore, ma lo rendono più vivo e profondo.

  • Berrini R, Cambiaso G, (2001) Illusioni di coppia. Sto con te perché posso stare senza di te, Franco Angeli, Milano

  • Jackson, D. (1968). Mirages of Marriage. NY: W.W. Norton & Co.