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Articoli sul Sè

Stalking: quando la “preda” è una persona

Il mito di Dafne e Apollo ci illustra in forma poetica il fenomeno dello stalking in cui la vittima, una ninfa scappa dall’ammiratore insistente, Apollo. Il dio non accettando il rifiuto la insegue fino al punto in cui Dafne per sfuggigli si trasforma in albero. Oggi il il termine viene usato per indicare una forma di aggressione messa in atto da un persecutore, caratterizzata da modalità ripetitive, indesiderate e distruttive nella vita privata di un altro individuo, causando a quest’ultimo gravi conseguenze fisiche o psicologiche.

Io chi sono? Quando si tradisce se stessi: il Falso sé

Il falso sé è un concetto che fu descritto da Donald Winnicott, psicoanalista e pediatra inglese e descrive una modalità patologica di sviluppo dell’identità. Nei primi stadi dello sviluppo infantile, è possibile che il bambino non trovi nella madre rispecchiamento dei suoi bisogni e desideri, ma anzi, la richiesta di assecondare i suoi bisogni e desideri. In questo modo il bambino impara a basare il proprio senso di identità nell’accondiscendere alle richieste altrui.

Perché faccio ciò che faccio? La motivazione

La spinta motivazionale ad agire entra in gioco quando l’individuo perde il proprio stato di equilibrio a causa di un bisogno che insorge. Questa situazione porta ad agire sull’ambiente per ristabilire l’ordine perduto. Il comportamento motivato è quindi caratterizzato dalla mobilitazione delle risorse fisiche e psicologiche, dalla reiterazione degli sforzi fino al raggiungimento dell’obiettivo e dalla variabilità dei tentativi.

L’incontro con l’altro, il “diverso”: stereotipi, pregiudizi e discriminazione

Il diverso si può definire come colui che la pensa diversamente, ha una cultura, tradizioni, religione, etc.. differente o presenta qualche peculiarità che si allontana dalla realtà consueta. Esplorare l’universo dell’Altro, significa mettere in discussione il proprio e, talvolta, l’incontro diviene vero e proprio scontro per l’impossibilità di conciliare le diverse visioni. Ogni nuovo incontro è di per sé “traumatico” perché obbliga ad un confronto con ciò che non si conosce ed incarna una minaccia alle nostre sicurezze e consuetudini. Lo straniero, cioè l’Altro per antonomasia, mette in discussione i fondamenti della nostra identità, spesso sulla base di idee stereotipate che nulla hanno a che fare con la realtà delle cose. L’uomo, infatti, possiede atteggiamenti che si basano sulle esperienze vissute individualmente ma anche comportamenti che derivano da idee basate su pregiudizi e stereotipi.

Resilienza: resistere, riorganizzarsi, migliorarsi

Il termine resilienza è la metafora di un fenomeno misurabile in fisica, ovvero dell’attitudine di un corpo a resistere senza rotture in seguito a sollecitazioni esterne brusche o durature di tipo meccanico. La resilienza può essere considerata come la capacità di affrontare eventi stressanti, superarli e continuare a svilupparsi aumentando le proprie risorse con una conseguente riorganizzazione positiva della vita (Malaguti, 2005). La resilienza consente l’adattamento alle avversità, è la capacità di resistere, le persone resilienti riescono a superare gli eventi stressanti o traumatici e riorganizzare in maniera positiva la propria vita dinanzi alle difficoltà, dopo aver subito un evento negativo.

Narciso: storia di una solitudine

Il narcisista possiede attualmente una certa notorietà ispirata dalle problematiche che nascono dall’avere a che fare con una persona che mostra segni di arroganza ed egoismo ma anche dal consenso che ottiene nella nostra cultura. Il narcisismo nelle sue varie declinazioni è entrato nelle conversazioni più comuni, è un tema di moda nel vocabolario di tutti i giorni. L’essere egocentrici, vanitosi, spietati, arroganti, megalomani, in molti contesti come quello mediatico ma anche aziendale, non dispiace, anzi, è nelle relazioni personali che nascono i problemi, sia un collega di lavoro che un partner.

“Apprezza te stesso”: l’autostima

L’autostima corrisponde alla “considerazione che un individuo ha di se stesso” (Galimberti U., 1999). Tale considerazione si spiega grazie a un atteggiamento, una valutazione cognitiva o un insieme di affetti rivolti verso il sé. L’autostima quindi rappresenta il valore che diamo a noi stessi, è un processo che si basa sulle nostre autopercezioni, sul confronto tra il sé reale e il sé ideale (come vorremmo essere) e sul confronto col sociale.

Paura, ansia e fobia. Vivere con l’ansia.

La paura è una delle emozioni fondamentali degli esseri umani, ci mette in guardia dai pericoli così da favorire la sopravvivenza. Essa però diventa un problema quando viene vissuta in maniera esagerata o fuori contesto in questi casi si parla di ansia. L’ansia in modo manifesto o latente influenza in maniera profonda la vita. Per comprenderne meglio il concetto è necessario quindi capire in cosa differiscono l’ansia e la paura, capire i limiti che impone e le strategie che si è costretti ad utilizzare.

Chi ha il controllo, io o gli altri? Il mondo è nelle mie mani o sono in balia degli eventi?

Durante il corso della vita ci troviamo di fronte a delle “sfide” che possono essere dalle più semplici come una gara o un esame a più complesse come una relazione d’amore o di lavoro, il modo in cui reagiamo dipende dalla nostra autostima, dal nostro senso di autoefficacia, e dal locus of control. Qual’è il modello che è più utile per la riuscita dei propri obiettivi?

Depressione: malessere del nostro tempo

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), è la depressione la vera malattia del secolo, la quarta causa di disabilità nel mondo. E tra 20 anni colpirà più di qualsiasi altro morbo e per la collettività sarà l’onere sanitario più pesante, tanto da un punto di vista economico che sociologico.