Perché faccio ciò che faccio? La motivazione

Le persone spesso dicono che la motivazione non dura. 
Bene. nemmeno un buon bagno, rispondo io, per questo si raccomanda di farlo ogni giorno. 
Zig Ziglar

Raggiungere un obiettivo mette in moto diverse risorse nell’individuo, dal senso di autoefficacia, all’autostima, al locus of control (argomenti che ho trattato in:“Apprezza te stesso”: l’autostima e Chi ha il controllo, io o gli altri? Il mondo è nelle mie mani o sono in balia degli eventi?) ma tutto ciò non basta. È necessario persistere attraverso gli ostacoli e andare avanti nonostante le difficoltà o lo scoraggiamento. Se proviamo a pensare a tutte le azioni che accompagnano una giornata qualsiasi, ci renderemo conto facilmente che la gran parte di essa è guidata da scopi precisi: sono volte a raggiungere degli obiettivi, e sono guidate da precise ragioni (pratiche, etiche, filosofiche, fisiologiche, economiche, …) che vanno a costituire i motivi delle azioni stesse. La motivazione è un processo fondamentale perché è la molla che ci spinge e ci sprona all’azione.

Motivazione

Il termine motivazione è utilizzato per indicare i bisogni, le ragioni e i desideri legati al comportamento umano che mettono in moto dei comportamenti diretti a obiettivi specifici. Esprime la capacità di organizzare il comportamento in una determinata direzione in seguito all’azione di alcuni stimoli provenienti dall’esterno. La motivazione è, dunque, considerabile come l’insieme dei bisogni che sono alla base del comportamento che rappresenta l’esito dell’agire, è la spinta che porta un individuo a raggiungere determinati obbiettivi. È il motore delle azioni, un concetto introdotto da James e Hull nell’ambito della psicologia generale. In ambito psicanalitico, Freud parla di pulsione per fare riferimento a quelle spinte motivazionali (per lo più sessuali e primordiali) che governano il comportamento dall’inconscio.

La motivazione è determinata da due elementi: le competenze, che rappresentano ciò che l’individuo è in grado di fare, e i valori personali, che rappresentano il nucleo di idee che guidano l’individuo nelle cose che comunemente svolge. Questi due elementi fungono da tramite per determinare la spinta motivazionale in un processo d’azione. La spinta motivazionale a sua volta è innescata quando l’individuo avverte un bisogno ovvero uno squilibrio tra una situazione attuale e una situazione meta desiderata. Ad esempio se ho fame significa che ho sviluppato un bisogno, il mio equilibrio interno è alterato da una sensazione di disagio. La motivazione mi spinge ad agire, a soddisfare il mio bisogno e ripristinare l’equilibrio precedente, quindi a mangiare.

La piramide dei bisogni di Maslow

Vai con fiducia nella direzione dei tuoi sogni. 
Vivi la vita che hai immaginato. 
Henry David Thoreau

Il contributo più importante e significativo sul tema della motivazione in ambito psicologico è dato dall’opera di Maslow (1954). Secondo Maslow l’uomo è considerato come una totalità dinamica e integrata, per cui un bisogno si riverbera sull’individuo nella sua globalità. Non esiste cioè un bisogno, come per esempio la fame, ma esiste un bisogno della persona nel suo complesso. Per Maslow è possibile disporre i bisogni lungo una piramide, secondo un ordine (dal basso verso l’alto) progressivo basato sulle necessità di sopravvivenza dell’individuo. I bisogni più alti non vengono avvertiti se quelli precedenti non sono stati soddisfatti.

Esistono tre categorie di classificazione, di crescente complessità, delle motivazioni umane:

Le motivazioni primarie: sono pulsioni di natura fisiologica che comprendono essenzialmente bisogni fondamentali per la sopravvivenza quali bere, mangiare e dormire.

Le motivazioni secondarie: sono bisogni di natura individuale e sociale che si sono formati nell’individuo a seguito dei vari processi di socializzazione. Sono, per esempio, il successo, la cooperazione e la competizione.

Le motivazioni di livello superiore: sono impulsi che appartengono in maniera specifica a ciascun individuo e riguardano il perseguire i propri obiettivi, coerentemente con i propri valori e con la propria gerarchia di ideali. Sono esempi di questa categoria il perseguire la propria soddisfazione personale, nel campo delle affettività, nell’ambito del lavoro e della professione, vivere in conformità con i propri principi morali.

Nell’individuo esistono tendenze diverse, traenti origine da bisogni di differente natura, che si è pronti a soddisfare. Tali bisogni non sono isolati e a sé stanti, ma si dispongono in una gerarchia di dominanza e di importanza, che prende il nome di piramide. Alla base, ci sono tutti i bisogni fisiologici, essenziali per la nostra sopravvivenza fisica nell’ambiente. Prima di soddisfare i bisogni più alti nella scala, l’individuo tende a soddisfare quelli più bassi, ovvero quelli più importanti per la sua sopravvivenza.

I primi due scalini della piramide fanno riferimento ai bisogni più impellenti:

I bisogni fisiologici, in questa categoria rientrano le necessità primarie legate alla fame, alla sete, sesso, sonno, respiro. Sono i bisogni di sopravvivenza. Secondo Maslow ogni bisogno primario serve da canale e da stimolatore per qualsiasi altro bisogno. Nella scala delle priorità i bisogni fisiologici sono i primi a dovere essere appagati, alla base di tali bisogni, infatti, vi è l’istinto di autoconservazione. Solo nel momento in cui i bisogni fisiologici sono soddisfatti con regolarità, ci sarà lo spazio per concentrarsi le altre necessità, di livello più alto.

I bisogni di sicurezza, una vota soddisfatti il bisogni fisiologici l’essere umano sente la necessità di essere al sicuro, di non avere pericoli, questi bisogno sono legati alla sicurezza fisica, occupazionale, morale, familiare, di salute e di proprietà. Questi bisogni danno forma ad alcuni comportamenti tipici di carattere sociale. Lorganizzazione sociale che ogni comunità si dà a seconda della propria cultura, è un modo di rendere stabile e sicuro il percorso di vita dell’individuo.
Salendo nella piramide sono collocati i bisogni afferenti alla vita sociale dell’individuo:
I bisogni di affetto da parte di altri esseri umani, soprattutto quelli considerati importanti: amicizia, affetto familiare, intimità sessuale, Questa categoria è di natura sociale e rappresenta l’aspirazione di ognuno a essere un elemento della comunità sociale apprezzato e benvoluto, accettato. Il bisogno d’affetto riguarda l’aspirazione ad avere amici, una famiglia, ad avere una vita affettiva e relazionale soddisfacente, con altre persone dalle quali essere accettato e con i quali avere scambi e confronti.

I bisogni di stima, l’essere riconosciuti dagli altri per le proprie capacità, e da se stessi, infatti troviamo: autostima, autocontrollo, realizzazione, rispetto reciproco. Anche questa categoria di aspirazioni è rivolta alla sfera sociale, con l’obiettivo di essere percepito dalla comunità come un membro valido, affidabile e degno di considerazione. Le autovalutazioni o la percezione delle valutazioni possono essere diverse rispetto alla stima che viene attribuita dalla comunità. Le persone possono sentirsi molto valide al di là dei loro meriti e riconoscimenti reali, mentre altre possono soffrire di forti sentimenti di inferiorità e disistima anche se l’ambiente sociale ha un atteggiamento positivo nei loro confronti.

Infine sulla cima della piramide traviamo i bisogni del sé, legati alla vita psichica dell’individuo.

I bisogni di autorealizzazione, è il bisogno più alto, essere soddisfatti di chi si è e di cosa si faccia,moralità creatività, spontaneità problem solving, accettazione, assenza di pregiudizi. L’aspirazione individuale a essere ciò che si vuole essere, a diventare ciò che si vuole diventare, a sfruttare a pieno le nostre facoltà mentali, intellettive e fisiche in modo da percepire che le proprie aspirazioni sono congruenti e consone con i propri pensieri e con le proprie azioni.Non tutte le persone riescono a soddisfare le loro potenzialità, l’insoddisfazione sia sul lavoro che nei rapporti sociali e di coppia deriva dalla frustrazione di questi bisogniL’autorealizzazione richiede caratteristiche di personalità, oltre che competenze sociali e capacità tecniche, particolari e raffinate. Secondo Maslow le caratteristiche di personalità che una persona deve avere per raggiungere questo importante obiettivo sono: realismo, accettazione di sé, spontaneità, inclinazione a concentrarsi sui problemi piuttosto che su di sé, autonomia e indipendenza, capacità di intimità, apprezzamento delle cose e delle persone, capacità di avere esperienze profonde, capacità di avere rapporti umani positivi, democrazia, identificazione con l’essere umano come totalità, capacità di tenere distinti i mezzi dagli scopi, senso dell’ironia, creatività, originalità

Ogni persona compie un suo percorso di maturazione e sviluppo motivazionale all’interno del quale le mete e gli obiettivi di livello alto possono subire grandi modificazioni. Inoltre, un successo tende spesso a essere dimenticato e, il vecchio obiettivo, tende a essere sostituito da uno più grande e ambizioso. Mentre i bisogni fondamentali per la sopravvivenza una volta soddisfatti tendono a non ripresentarsi, almeno per un periodo di tempo, i bisogni sociali e relazionali tendono a innescare nuove e più ambiziose mete da raggiungere.

Motivazione intrinseca ed estrinseca

La motivazione può essere paragonata a una spinta che stimola sia dall’esterno sia dall’interno a portare a compimento quanto ci si è proposti, quando arriva dall’interno si parla di motivazione intrinseca e quando invece le gratificazioni ci provengono dall’esterno si parla di motivazione estrinseca. Se si è indotti a portare a termine un compito con la promessa di un premio, si è invogliati a intraprendere questa fatica per ottenere quanto promesso. La psicologia indica con il nome di motivazione estrinseca il tipo di energie che attiva comportamenti controllati da eventi osservabili e misurabili, come promesse da mantenere. Le motivazioni estrinseche sono quelle che nascono al di fuori dell’individuo. Queste spesso comportano premi come trofei, denaro, riconoscimento sociale o elogi. Di solito la nostra esistenza non è controllata solo dall’esterno. A questo scopo ci viene in aiuto la motivazione intrinseca che sostiene e orienta la nostra attività indipendentemente dagli eventi esterni. La motivazione intrinseca nasce da dentro l’individuo. In questo caso siamo noi che, in base all’impegno profuso e ai valori personali, elargiamo carezze a noi stessi con saggezza e con ponderazione. Per esempio fare un complicato puzzle esclusivamente per la gratificazione personale di risolvere un problema; oppure percorrere 100 km in bicicletta in una giornata, solo per il gusto di pedalare e mettersi alla prova. La motivazione intrinseca è legata ad una forza, ad una spinta interiore e non a sollecitazioni e ricompense esterne. Le emozioni ad essa collegate sono la curiosità, il piacere e la gratificazione in sé. La motivazione intrinseca che possiamo chiamare anche motivazione alla riuscita, implica buoni livelli di autostima e una preferenza per compiti sfidanti: un compito o un’attività troppo semplice o troppo complesso non desta interesse, non impegna completamente e non consente di sperimentare il piacere che deriva dall’essere assorbiti ed intenti in qualcosa d’interessante. 

L’esperienza più rilevante di motivazione intrinseca, nel lavoro, nello sport o nello svago, si ha nella cosiddetta “esperienza di flusso”: un’esperienza di alta concentrazione su una situazione, caratterizzata dal coinvolgimento dinamico e completo di tutta la persona che, fortemente motivata, ha accesso a tutte le sue potenzialità, ha una concentrazione totale e prova un forte senso di autoefficacia. In questo caso vi è una perdita della dimensione temporale ed una focalizzazione attentiva sul presente che esclude tutti gli stimoli non connessi al compito. Una condotta a motivazione intrinseca di questo tipo può favorire la condizione ottimale per il conseguimento di prestazioni eccellenti.

Gli stimoli interni quindi, generano motivazione alla riuscita e sono determinati dal desiderio e dalla soddisfazione di raggiungere un obiettivo; gli stimoli esterni sono al di fuori del controllo dell’individuo e generano motivazione estrinseca: in questi casi il soggetto si impegna nell’espletamento di un compito per ottenere benefici o evitare circostanze negative. Una tipologia di motivazione non è migliore di un’altra poiché entrambe intervengono e favoriscono, se ben dosate, il raggiungimento di quanto proposto, esse vanno trattate differentemente e ancor meglio integrate. E’ ovvio che l’eccesso o il difetto dell’una o dell’altra porta a uno squilibrio che avrà conseguenze disorientanti sulla nostra motivazione. Ad esempio: studenti intrinsecamente motivati allo studio godono dell’attività di apprendimento e dunque sono interessati allo studio in sé e non ai vantaggi che derivano dalla riuscita scolastica; per loro è importante l’acquisizione di nuove abilità e il miglioramento delle loro conoscenze anche attraverso errori e tentativi non coronati da successo. Gli studenti motivati estrinsecamente invece, s’impegnano nello studio per motivi esterni ad esso, per esempio per ricevere buone votazioni: in molti casi preferiscono una valutazione positiva in compiti semplici, piuttosto che correre il rischio di una valutazione negativa in compiti più impegnativi e significativi.

Dalla motivazione all’azione

Ogni compito, ogni obiettivo che ci proponiamo implica uno sforzo: cosa ci spinge a non mollare, a voler perseguire questo fine? Il semplice desiderio di qualcosa non basta, perché, anche se tutti vogliamo dimagrire, non sono in tanti ad andare in palestra oltre i tre mesi di prova.

Attivazione, persistenza e intensità sono le tre componenti base della motivazione e quando si parla di motivazione estrinseca si tratta di elementi esterni. La molla ad agire può puntare alla realizzazione della persona e delle sue qualità oppure alla conquista di qualche riconoscimento esterno. La motivazione esterna può essere perciò di natura materiale (case, gioielli, soldi e qualunque bene che abbia valore) o immateriale (fama, potere, carriera, ecc.). Si può definire la motivazione intrinseca come l’insieme delle sensazioni positive associate al fatto di svolgere bene una attività o un lavoro, dunque si intende la motivazione a fare qualcosa “per il gusto o il piacere di farlo”. Per uno sviluppo della motivazione intrinseca è importante promuovere il senso di controllo sulle attività che si svolgono, riducendo la paura dell’insuccesso e minimizzando comunque i vincoli di attribuzione esterna del possibile successo. Importante è provocare una certa curiosità e fornire attività come sfide, che abbiano obiettivi chiari a breve e lungo termine e di difficoltà intermedia, così da stimolare la motivazione alla riuscita. Inoltre è sempre utile fornire feedback e sottolineare la funzione di ogni attività.

La motivazione alla riuscita

La motivazione alla riuscita è legata alla soddisfazione verso le proprie capacità il risultato è apprezzato non in quanto tale, ma perché frutto del proprio sforzo, della propria abilità, tenacia, ecc.. Se il risultato dipende solo dalla fortuna, la motivazione alla riuscita gioca un ruolo marginale. La motivazione alla riuscita non valuta necessariamente il beneficio in termini relazionali ed economici. Ciò che conta è la sfida con se stessi.

Una condotta è motivata alla riuscita solo se tende all’autovalutazione della propria abilità, e precisamente al confronto con degli standard di valore che si tratta di raggiungere o superare. La persona vuole capire fino a dove si spinge la sua capacità e pertanto si sforza particolarmente.

Come incentivi al raggiungimento dell’obiettivo bastano l’orgoglio di essere riusciti a fare qualcosa di personalmente impegnativo e la conseguente soddisfazione per la propria abilità, vissuta come sensazione positiva, che possiamo definire come un’esperienza di successo, mettere alla prova le proprie abilità, provarsi in un’attività sfidante.

Quindi, l’effetto positivo di queste esperienze non sono riconducibili al risultato, ma la contentezza per la propria abilità si manifesta solo quando un risultato può essere attribuito a se stessi, alla propria capacità o ai propri sforzi.

Gli obiettivi devono essere significativi, importanti per la persona e sfidanti. Ovvero, obiettivi difficili, ma realistici e coinvolgenti. Obiettivi troppo semplici non motivano, ci vuole la sfida con se stessi coniugando capacità, difficoltà del compito, potenzialità e rischio.

E’ semplice capire, a questo punto, l’effetto che ha una motivazione alla riuscita sulla crescita personale della persona, l’effetto sull’autostima e sulla percezione di efficacia nelle proprie attività quotidiane. Un comportamento motivato alla riuscita richiede grande sforzo ed investimento di energie che portano ad ottenere soddisfazione personale, gioia e contentezza per il proprio operato.

Questo è possibile se la persona è motivata al successo, diverso il discorso se la tendenza è la paura dell’insuccesso, gli obiettivi in questo caso saranno irrealistici, il fallimento genera paura, voglia di abbandonare, vergogna. La paura dell’insuccesso porta a scegliere sfide facili per evitare di mettere a rischio la propria autostima, e il superamento della prova non da soddisfazioni perché non si riesce ad attribuire a se stessi il risultato. Un ultimo elemento interessante è il focus, se lo pongo sull’idea di crescita e miglioramento nell’attività scelta, si generano nuove motivazioni, mentre se il focus è di tipo prevention, il proprio valore è in discussione, si generano agitazione, ansia e paura.

Bibliografia

Cortese C.G., Motivare, Raffaello Cortina, Milano 2005

De Beni R, Moè A, 2000. Motivazione e apprendimento. Il Mulino, Bologna

Maslow, A. H. (2010). Motivazione e personalità. Armando Editore

Quaglino G.P., Voglia di fare. Motivati per crescere nell’organizzazione, Guerini e Associati, Milano 1999